Anche le caserme non sono luoghi sempre sicuri per le donne. Quando amore e ossessione si mescolano dando vita a comportamenti e azioni tossiche che causano danni irreparabili.
La IV Sezione Penale del Tribunale di Roma nei giorni scorsi ha condannato F.G., Capitano della Guardia di Finanza per il reato di Stalking nei confronti di una nostra collega A.L. Ispettrice in servizio presso la DIA, cosi come peraltro è stato ampiamente riportato dagli organi d’informazione. Alla luce della condanna di primo grado, chiara e inequivocabile, come sindacato abbiamo il dovere morale di parlare di questa storia triste sotto ogni aspetto, anche al fine di fare un gesto significativo di vicinanza, contribuire a restituire serenità e dignità alla collega-vittima, peraltro nostra iscritta e attivista, che ha vissuto momenti di vero e proprio terrore psicologico.
Purtroppo, questa vicenda spiacevole dimostra, ancora una volta, come le varie forme di violenza di genere siano il frutto di un mix di fenomeni patologici, spesso confusi o mascherati da sentimenti nobili come l’amicizia, l’amore, l’interesse sentimentale o semplicemente sessuale in ambito amicale.
I luoghi di lavoro sono troppo spesso teatri dove si sviluppano e alimentano situazioni che poi portano prevalentemente le donne, per una serie di ragioni patologiche di alcuni uomini, (incapacità a gestire istinti, confusione tra rapporti amicali e sentimentali, incapacità ad accettare fino in fondo il diritto dell’altra di poter vivere appieno la propria libertà) a dover subire molestie, stalking e violenze psicologiche e non raramente anche violenze sessuali, quando poi non sfociano in veri e propri femminicidi. Le caserme, ahimè, come tutti i luoghi di lavoro, non sono esenti da queste degenerazioni, anzi troppo spesso costituiscono il luogo dove maggiormente rischiano di svilupparsi e alimentarsi certi accadimenti patologici, anche a causa di climi omertosi o di semplice indifferenza che talvolta si registrano.
La paura di ritorsioni, di non essere credute, il dileggio in contesti lavorativi che costituiscono vere e proprie comunità fanno il resto e portano spesso le vittime a non denunciare, a vivere nel silenzio e a nascondere certi accadimenti.
Abbiamo seguito e stiamo seguendo tuttora casi di colleghe vittime di azioni di stalking o di molestie e che oltre agli effetti di una vittimizzazione primaria causati dagli eventi nefasti degli accadimenti che si sono travate a subire, oggi stanno vivendo una vera e propria vittimizzazione
secondaria a causa delle stringenti norme che lo status militare impone e che rischia di condurle anche verso la riforma, poiché non idonee al servizio militare incondizionato a seguito della condizione psicologica in cui sono sprofondate incolpevolmente.
Chi subisce molestie o violenze, infatti, non riesce più a vivere una condizione psicologica serena purtroppo, atteso che questa condizione, peraltro fisiologica e che richiede del tempo per essere eventualmente superata, necessita di un percorso di recupero importante e spesso lungo
temporalmente e complesso.
Diverse vittime, trovando dentro il proprio intimo la forza di reagire, denunciano l’accaduto, così come nel caso della nostra collega iscritta, molte altre purtroppo non hanno la forza di farlo e si ritrovano a vivere un fardello psicologico sulla propria pelle, che peraltro le espone anche al rischio di perdere il posto di lavoro.
La nostra collega iscritta, vittima di stalking, ha avuto la forza di denunciare e reagire, nonché di cercare di superare psicologicamente questa condizione, anche se gli effetti nefasti non si cancellano con un colpo di spugna e in questi giorni proprio per aiutare altre colleghe che dovessero trovarsi in analoghe situazioni sta provvedendo alla costituzione dell’A.I.D.A. – Associazione Italiana Donne Arruolate, una Onlus che si prefigge di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni tali gravi fenomeni e anche di aiutarle a superare tale fardello.
Emerge, pertanto, l’esigenza di avviare, a tutti i livelli, dibattiti e conferenze volti a sviluppare percorsi educativi su una corretta interpretazione dell’affettività e della sessualità, nonché sul rispetto e la tutela delle donne e dei più deboli anche sui luoghi di lavoro.
Con questa consapevolezza, dettata dai fatti e dagli accadimenti che ci troviamo a dover affrontare, il Consiglio Direttivo Nazionale SIAF ha deliberato l’istituzione di un’area nazionale dedicata, finalizzata alla tutela della parità, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, affidandone il coordinamento nazionale a Gaetana Ferrazzano, Vice Segretaria Regionale SIAF Campania (mail: sicurezzalavoroesalute@siafinanzieri.it – Cell. 3398745175)
Clicca qui e scarica la versione PDF











