Il primo aprile di 43 anni fa veniva approvata la legge 121/81 con la quale dopo un lungo percorso di rivendicazione finalmente entrava in vigore la riforma, la smilitarizzazione e la sindacalizzazione delle Guardie di Pubblica Sicurezza.
Un processo democratico che da quel lontano 1981 ha permesso, in questo lasso di tempo, non solo agli appartenenti alla Polizia di Stato, ma a tutto il personale del comparto difesa e sicurezza, di ottenere inimmaginabili conquiste sociali e tutele nel rapporto di lavoro.
Gli anni che sono seguiti, dopo questa riforma epocale, hanno visto dare alla luce i primi contratti di lavoro, il diritto ad essere lasciati liberi da impegni durante il riposo settimanale, il diritto al lavoro straordinario ed ai recuperi delle ore di servizio in eccesso non retribuite, l’estensione della normativa a tutela della maternità e paternità, della disabilità e, non da ultimo, ad una nuova concezione delle Forze di Polizia fino a quel momento considerate meri strumenti di repressione nelle mani dello Stato.
Una nuova veste, che unita alla smilitarizzazione della funzione di Polizia, ha permesso di avvicinare il personale dei vari Corpi alla società civile, con un rinnovato ruolo di prevenzione anziché di mera repressione.
Non più, quindi, figli del popolo al servizio di uno Stato oppressore, vestiti come pagliacci, con quelle stoffe ruvide che puzzavano di rancio, fureria e popolo e ridotti in un particolare stato psicologico per una quarantina di mila lire al mese; senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi e umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti.
Quarantatré anni di conquiste, di rinnovamento culturale e sociale, che ha permesso grazie alle lotte dei sindacati della Polizia di Stato e delle Forze di Polizia ad Ordinamento civile, una piena integrazione nella società civile e trattamenti stipendiali dignitosi.
Le recenti lotte per superare il blocco degli aumenti stipendiali e delle dinamiche salariali, attuati a partire dal 2010 e per impedire, successivamente, l’armonizzazione delle pensioni fortemente sollecitata dal Ministro Fornero che videro scendere in piazza 50 mila uomini, donne e familiari delle Forze di Polizia.
L’ottenimento, dopo anni di battaglie sindacali, del riconoscimento giuridico della specificità di status e d’impiego delle Forze di Polizie e delle Forze Armate, avvenuta con la legge 183/2010 che ha gettato le basi per impedire tagli e ottenere nuove conquiste.
La recente sentenza della Corte Costituzionale 120/18 che ha permesso di costituire le Organizzazioni Sindacali anche ai Corpi di Polizia ad ordinamento militare ed alle Forze Armate è stata una conquista epocale, potenzialmente capace e fondamentale per proseguire questa battaglia di cambiamento della concezione su chi indossa una divisa e, quindi, di maggiore integrazione, nonché foriera di maggiori tutele del peculiare rapporto di lavoro.
Ogni finanziere, carabiniere, aviere, soldato o marinaio che oggi mostra piena indifferenza verso la sindacalizzazione del mondo militare, come se tale processo non riguardasse loro o come se tutte queste conquiste fossero ormai scontate e non più contraibili, rifletta su queste parole e sappia che la storia è fatta di corsi e ricorsi storici e quello che oggi può sembrare scontato domani potrà non esserlo più.
Crisi economica e sociale, infatti, incombono nella società in cui viviamo a causa di eventi sovranazionali e nazionali e il rischio che molto presto a pagare potrebbero essere di nuovo coloro che sono meno forti e tutelati è molto realistico.
Pertanto, se non si vuol essere causa dei propri mali l’unica strada è quella di iscriversi subito ad un Sindacato, per non essere più calpestati nella dignità di uomini e donne e di servitori dello Stato, nonché per tutelare insieme il proprio presente ed il futuro, nella consapevolezza che solo in questo modo potremo essere forti e inattaccabili.
Eliseo Taverna –
Segretario Generale SIAF – Sindacato Italiano Autonomo Finanzieri