EDITORIALE
La notizia della tragica scomparsa del Brigadiere Capo dei Carabinieri Carlo Legrottaglie, avvenuta a pochi giorni dalla sua meritatissima pensione, ha travolto l’Italia intera. Le Fiamme Gialle del SIAF si uniscono al profondo cordoglio dell’Arma dei Carabinieri e dei familiari di questa ennesima Vittima del Dovere, un servitore dello Stato barbaramente assassinato nell’adempimento del proprio servizio al Paese.
Sono sentimenti di solidarietà e sconcerto che si sovrappongono nei nostri animi, ma anche sgomento e paura che attanagliano ogni padre, madre, marito o moglie impegnato quotidianamente per le strade delle nostre città. Il dolore che investe la famiglia del Brigadiere e l’intera Arma si estende, con un’eco amara, a tutti gli uomini e le donne in divisa che operano senza sosta per la tutela della sicurezza pubblica, nella prevenzione e repressione dei reati.
Questo episodio di inaccettabile gravità riaccende con forza un interrogativo che tormenta le coscienze: come si possono combattere delinquenti votati all’illegalità senza scrupoli, personalità totalmente antisociali che non conoscono il valore della vita, con le “sole armi” che la legge, giustamente, offre alle Forze dell’Ordine? Questa domanda, sebbene mossa da una profonda commozione, non intende essere distruttiva o audace, ma una lucida e doverosa riflessione su un paradosso che la società non può più ignorare: come può chi è chiamato a far rispettare le regole confrontarsi con chi le regole semplicemente non le riconosce?
Il SIAF, in questo momento di profondo dolore e riflessione, ribadisce con forza l’urgenza di un rafforzamento concreto della tutela, della sicurezza e della dignità delle Forze di Polizia. Non possiamo permettere che la sicurezza di chi vigila sulle nostre strade sia un tema dibattuto solo in occasione di tragedie. Chiediamo con determinazione un impegno, uno sforzo coraggioso, costante, per una sicurezza sul lavoro dei Colleghi “dinamica” e “innestata sui rischi specifici”, l’aggiornamento e la manutenzione dei dispositivi di protezione individuale, un equipaggiamento adeguato per il personale nell’esercizio delle funzioni di pubblica sicurezza e ogni altro aspetto o metodica che ponga gli operatori nelle migliori condizioni per essere “pronti” ad affrontare azioni/reazioni impreviste, oltre, naturalmente, a potenziare, espandere il più possibile e rendere effettiva, immediata e automatica la tutela economica e legale dei Colleghi che si trovassero a dover affrontare o anticipare ingenti spese per aver agito nell’adempimento del dovere.
Su quest’ultimo pernicioso aspetto, come anche sui precedenti, non v’è chi non veda un’ombra di inspiegabile contraddizione che, tuttavia, con coraggio e con il giusto spirito di osservazione, cercando di immedesimarsi in chi è “sul campo” (siamo consapevoli della difficoltà di questa “immedesimazione”), possa essere ricondotto a ragionevolezza e logica comprensione, con quanto ne consegue, logicamente ed eticamente, anche, forse (con ogni rispetto) mettendo da parte in tali circostanze particolarissime, nei limiti del possibile e consentito, altissimi pensieri “ragionieristici e contabili”, giacché si sta parlando della VITA DI SERVITORI DELLO STATO E DELLE LORO FAMIGLIE.
Questi non sono semplici tecnicismi, ma investimenti vitali per ridurre il rischio operativo e migliorare il benessere di chi è chiamato a proteggere la comunità.
La morte del Brigadiere Legrottaglie è una ferita profonda per il Paese intero. È un monito che ci chiama ad una responsabilità collettiva. Spetta a tutti noi, istituzioni, politica e cittadini, stringerci attorno alle Forze dell’Ordine e garantire che il loro sacrificio non sia vano. Dobbiamo fornire loro gli strumenti legali e materiali adeguati per operare in sicurezza, bilanciando il rispetto della legge con la necessità di contrastare efficacemente la criminalità più efferata.
Il valore del lavoro di chi indossa la divisa è inestimabile. È tempo di smuovere le coscienze e trasformare il cordoglio in azioni concrete, affinché il sacrificio di Carlo Legrottaglie e di tutte le vittime del dovere diventi il catalizzatore per un cambiamento reale, garantendo un futuro in cui chi serve lo Stato possa farlo con la massima dignità e sicurezza.
Con grande deferenza.