INDENNITA’
La scrivente Organizzazione Sindacale, rappresentativa a livello nazionale, ritiene doveroso ribadire, per l’ennesima volta, l’importanza della questione in oggetto, per la quale ha già espresso il proprio contributo di pensiero con la lettera SIAF del 26 aprile 2024, auspicando una doverosa equiparazione dei trattamenti nell’ambito del comparto sicurezza. Alla luce del mancato riscontro, a seguito delle continue e pressanti sollecitazione che quotidianamente giungono dal personale iscritto e non, si vede costretta, ormai a distanza di un anno, a reiterare la giusta rivendicazione per ottenere ciò che già da tempo doveva essere garantito agli aventi titolo.
Segnatamente, si continua ed evincere una grave disparità di trattamento all’interno dello stesso comparto sicurezza che penalizza esclusivamente il personale della Guardia di Finanza. La presenza simultanea di elementi di identicità nelle mansioni assolte in abiti civili – es. scorte, attività operative del Nucleo P.E.F., G.I.C.O., G.O.A., sezioni di Polizia Giudiziaria, NOP, DCSA, DIA e altre attività condotte, per la loro peculiarità, necessariamente in abiti civili – dimostra come l’esclusione da determinati riconoscimenti risulti particolarmente discriminatoria e sperequativa.
La legge 1297 del 18 novembre 1961 sanciva, già all’epoca, l’utilizzo dell’abito civile da parte del personale del Corpo della Guardia di Finanza per esigenze di servizio, individuate, poi, in attività di ricerca informativa, di protezione e di polizia giudiziaria. Difatti, nel passato, furono bandite delle gare d’appalto con ditte specializzate, proprio per l’erogazione di tale beneficio. Col tempo, tuttavia, tale misura di sostegno economico, non ha inspiegabilmente trovato più la dovuta applicazione.
È noto, d’altronde, che la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri riconoscano ai propri operatori in abiti civili il diritto a un contributo (impropriamente definito “indennità di cravatta”), quantificato tra 90 e 110 euro annui e persino esteso all’acquisto delle scarpe. Questo, tanto per essere più precisi, per stimolare ogni logica deduzione e valutazione, è sancito da una direttiva della Direzione Centrale Affari Generali della Polizia di Stato, la quale, con la nota n. 0038209 del 28 novembre 2019, ha chiarito come le scarpe rientrino tra i capi di abbigliamento che il personale può acquistare con il buono vestiario.
Appare, dunque, inaccettabile che il personale della Guardia di Finanza, pur operando con le stesse modalità d’impiego, venga inspiegabilmente escluso da tale contributo, peraltro nella considerazione che lo stesso venga quotidianamente sollecitato e spesso anche richiamato all’utilizzo di abiti civili adeguati, qualora in particolari servizi non indossi capi consoni alla tipologia di attività svolta.
Muovendo da presupposti giuridici equivalenti e da caratteristiche operative analoghe, pertanto, il diniego in oggetto si configura quale ingiustizia sostanziale, lesiva del principio di equità e parità di trattamento tra le diverse Forze di Polizia, con ricadute rilevanti sotto ogni profilo, anche della sfera motivazionale.
La scrivente O.S. è fermamente convinta che il riconoscimento del contributo sia direttamente esigibile, senza particolari formalità giuridiche, poiché le risorse necessarie potrebbero essere reperite dai capitoli di bilancio relativi alle spese per il vestiario e l’equipaggiamento, o attraverso una modifica delle tabelle del vestiario. Nella certezza che la tematica sia stata posta, fin dalla prima lettera inviata da questa O.S., alla scrupolosa attenzione delle articolazioni preposte e confidando, pertanto, in un pronto e celere riscontro alla presente, tenuto anche conto dell’importante lasso di tempo trascorso, ritiene doveroso evidenziare che se dovesse protrarsi il silenzio serbato dall’Amministrazione, la scrivente Organizzazione Sindacale si vedrà costretta ad interessare della tematica l’Autorità Politica di riferimento.